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di angelo poliziano | 163 |
Pure alle stelle, fatte obbedïenti,
La cervice levarono sublime
E misuraron de’ pianeti il corso;
Indi, scrutato il ciel, sparser la terra
D’infiniti agli Dei templi divoti.180
Cosí l’aspetto al mondo, la sua forma
Alla vita, l’onor debito a’ Numi
Si ridonò; cosí alla mente stessa
Fu la mente alla fin restituita.
Ed ei l’uom crudo, forse, egli indomato185
E ardimentoso, egli ch’ogni altra cosa
Col vigore de’ muscoli prosterna,
Nel viver rozzo, d’indole inconsulta,
Fors’egli avrebbe a convenevol giogo
Piegato il collo, o ad inflessibil morso190
Volentieri ubbidito, se non pria
Con lusinghiero carme l’eloquenza
Trionfatrice rammollito avesse
Inseruêre apicem stellis, animoque rotatos
Percurrêre globos mundi; et sacra templa per orbem
Plurima, lustrato, posuerunt denique, coelo.
Sic species terris, vitae sua forma, suusque
Dîs honor, ipsa sibi tandem sic reddita mens est.115
An vero ille ferox, ille implacatus et andax
Viribus, ille gravi prosternens cuncta lacerto,
Trux vitae, praeceps animae, submitteret aequo
Colla jugo aut duris parent sponte lupatis,
Ni prius indocilem sensum facundia victrix120