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160 | le selve |
Soave il canto a modulare imprese;
Tosto che urtò le schive orecchie il suono,
La turba accorse di que’ rudi; e, al ritmico
Misurato fluir di quegli accenti,
Alle leggi recondite de’ carmi125
Maravigliando, l’uno addosso all’altro,
Tési gli spirti, in moltitudin densa,
Non movean labbro, infin che appreser quanta
Sia discrepanza tra le norme e l’uso;
Onde l’origin sua tragga l’onesto,130
O quali abbia confini; o qual s’addica
Culto alla fede; che richiegga il dritto
Della giustizia, e qual cosa dimandi
Con l’usanza il decoro e la ragione;
Quali vantaggi dal civil consorzio135
Derivino alla vita, e quali accordi
Servan di norma ai pubblici negozi,
Quanto sovrasti all’inconsulta forza
La perspicacia, e qual si debba poscia
Protulit, et refugas tantum sonus attigit aures,
Concurrêre ferum vulgns; numerosque modosque
Vocis et arcanas mirati in carmine leges,
Densi humeris, arrecti animis, immota tenebant80
Ora catervatim: donec didicêre quid usus
Discrepet a recto; qui fons aut limes honesti;
Quive fide cultus, quid jus aequabile, quid mos,
Quid poscat decor et ratio; quae commoda vitae
Concilient inter se homines, quae foedera rebus;85
Quantum inconsultas ultra solertia vires
Emineat; quae dein pietas praestanda parenti