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156 | le selve |
Ritmicamente a poco a poco esprime,
E vergin carme non soggetto mai
A fuso alcun di Parca, intorno effonde?
Tal sia. Su dunque, dove l’infiammato50
Estro si lancia, ove il pensier, l’ingegno
E i voti ci trasportano, moviamo.
Sovra la terra, nel novello mondo,
Posto avea la divina Provvidenza
Da poco l’uomo, creatura eletta,55
Che l’occhio ardito avría sospinto ai cieli,
Che della mente con l’acume, tutte
Si farebbe a indagar le maraviglie
Dell’universo, e la cagion riposta
Disvelerebbe delle cose, e il sommo60
Dell’essere Dator, che il mar, la terra
E le sfere col suo cenno governa,
Sorprenderebbe; che sommesso ogni altra
Cosa all’impero suo vedría, sorretto
Dalla ragione, e i mansueti greggi65
Coll’allevar, coll’ammansir le fiere,
Carmina nunquam ullis parcarum obnoxia pensis?
Sic eat. En agedum; qua se furor incitai ardens,
Qua mens qua pietas qua ducunt vota, sequamur.
Intulerat terris nuper mundoque recenti
Cura dei sanctum hoc animal, quod in aethera ferret35
Sublimes oculos; quod mentis acumine totum
Naturae lustraret opus, causasque latenteis
Eliceret rerum, et summum deprenderet aevi
Artificem nutu terras maria astra regentem;
Quod fretum ratione animi substerneret uni40
Cuncta sihi, ac vindex pecudum domitorque ferarum