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142 | le selve |
Abbacini, cosí che il ciel ti paia
Squarciarsi in mezzo; e mostra che v’ha un Dio,845
Mente immensa, ragione delle cose,
Che tutto abbraccia, che con leggi immote
La natura governa e del creato
L’alterne sorti, che i destini umani
A un libero voler tien sottoposti,850
E da sé solo l’universo regge;
Mostra ch’esiste un’anima, alla morte
Non soggetta, ma come entro una tomba
Nel corpo chiusa; un’anima che, l’orme
Di lui calcando, trasmigrar Pitagora855
Insegna d’uno in altro corpo, e memore
D’una esistenza anterïor s’afferma,
E fa sé a sé superstite; che loca
Nel capo la ragion come signora,
E la biec’ira suscita nel petto,860
E condannata vuol sotto i precordî
Sic ferit ut medium credas discindere coelum:
Esse deum, mentem immensam, rerumque potentem,
Cunctaque complexum, stabili qui lege gubernet535
Naturam mundique vices, qui fata solutis
Subjuget arbitriis, qui temperet omnia solus;
Esse animos leti exsortes sed corpare claudi
Ceu tumulo, quos in varias tamen ire figuras
Hoc dictante docet tacitae dux ille cohortis,540
Ante ortus memor usque sui sibique ipse superstes:
Quin et praecelsa ratianem sistit in arce
Ceu dominam, tristes in pectore concitat iras,
Viscera degeneri damnata cupidine passus;