Pagina:Poliziano - Le Selve, 1902.djvu/146

130 le selve

Le fauci aprendo e nelle sue latèbre
Immane si convolve; Achille poi,630
Che terribile arreca in ogni parte
La strage e lo sterminio, a quella guisa
Che i raggi suoi disfrena per la notte
D’Orïone il gran cane e fier minaccia.
E già d’Ettorre, trascinato avvinto635
Alla biga d’Achille, ed al cospetto
De’ genitori, alla città d’intorno;
Già dell’esequie tue, Pàtroclo, il Vate
Avea detto; e di Priamo disteso
Innanzi ai piedi del superbo duce,640
E dell’invitto giovane, dall’oro
E dalle preci vinto; e dei lamenti
Acerbi delle femmine troiane,
E degli estremi onor dati all’eroe;
Allor che, a un tratto, al glorïoso in sogno645
L’imago apparve dell’errante Ulisse,
Larghe le spalle, come un giorno, il petto,




Aeaciden autem caedem et crudele ferentem
Exitium, qualis vasti canis Orionis
Per noctem exercet radios saevumque minatur.
Jamque illum, ante oculos amborum ante ora parentum,
Raptatum haemonio circum sua moenia curru;400
Jam funus, Patrocle, tuum; Priamumque superbos
Porrectum ante pedes, atque auro supplice victum
Dixerat invictum juvenem, lamentaque saeva
Iliadum, moestosque rogos, cineremque sepultum:
Cum subito in soinnis Ithaci experientis imago405
Visa viro, sic ampla humeros sic pectora fundens,