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124 | le selve |
E la guerra cosí rinfocolando,
Per tutto il campo semina la morte,520
Non dubitando repentinamente
Ad Ettore di opporre e a Sarpedonte
E ad altrettanti Numi Dïomede,
D’orrida strage autore, affinché grande
Nelle sue lampeggianti armi risplenda,525
Che fúr di Glauco grazïoso dono.
Or che dirò di Pallade, a clemenza
Sollecitata col sidonio peplo;
Che del pianto d’Andròmaca e di te,
O fanciullin, tremante di paura530
Al folgorare del cimier paterno?
Che di te, eroico Aiace, che, nel guardo
Tremendo, avanzi a grandi passi, e scuoti
La formidabil asta, una lung’ombra
Gittante al suolo, e ch’unico fosti oso535
Con impavido cor, per lungo tempo,
Di tener fronte ad Ettore nell’armi?
Tum pugnam instaurans toto dat funera campo,
Haud dubitans alta Tydiden strage cruentum
Dardanio lycioque duci totidemque repente
Objectare deis, Glauci post munere pulchro
Insignem auratis ostentaturus in armis.330
Quid nunc sidonio tentata in Pallada peplo,
Quid memorem lachrimas thebaeae conjugis, et te,
Parve puer, cristas et cassidis aera timentem?
Teque, heros, longe gradientem et torva tuentem,
Quassantemque procul metuendam cuspidis umbram,335
Atque ausum corde impavido solum Hectora contra