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120 le selve

Partitamente con incauto sguardo,445
Misero, va considerando; mentre
Le luci affisa, una profonda notte
Sue luci avvolge. Esterrefatto allora
E immobile ristette; da spavento
Rattenuta è la voce, e per le membra450
Un gelido tremor gli si propaga.
Ma del giovine aonio a pietà mosso
Il divo Achille (perocché non lice
A nessuno d’infrangere, o Saturno,
I tuoi decreti) con lo scudo il regge,455
E con un bacio la virtú gl’inspira
Divinatrice. La possente verga
Indi concede a lui del gran Tiresia,
Il quale un dí mirò Pallade ignuda,
E con tal dono alla rapita luce460
Supplí degli occhi, l’inoffese piante
A muover uso dal baston guidato.
Né vien meno a sé il Vate, ché la bocca




Esplorat miser incauto, dum lumina figit,
Lumina nox pepulit; tum vero exterritus haesit,
Voxque repressa metu, et gelidos tremor impulit artus.285
At juvenem sacer aonium miseratus Achilles,
(Quandoquidem, Saturne, tuas inflectere leges,
Haud licitum cuiquam), clypeo excipit, oraque jungens
Inspuit augurium; baculum dat deinde potentem
Tiresiae magni, qui quondam Pallada nudam290
Vidit, et hoc raptam pensavit munere lucem,
Suetus inoffensos baculo duce tendere gressus.
Nec deest ipse sibi; quin sacro instincta furore