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di angelo poliziano | 109 |
Sublimandole al ciel, le glorie vostre:
E quei l’udran che il fiammeggiante Cancro250
Con suo fervido segno assai lontana
Tra l’arse arene, e quelli cui dal mondo
Lungi d’Ercole tenner le colonne;
E i Blemmi, singolar gente, e coloro
Che sotto agl’iperborei trioni255
L’estremo polo a vivere costringe.
Nessuna stirpe d’uomini, niun giorno,
Nessun tempo avverrà mai che lui scordi,
Nessun giro di secoli vorace
Mai che il suo nome d’una nube offuschi!260
Anzi de’ Numi dal divino sangue
Nascerà vate che d’un immortale
Splendor rivestirà le sovrumane
Sue gesta, che terribili battaglie
Di prenci al mondo tonerà, vincendo265
Con la gran voce sua delle guerresche
Indefessa canet coeloque aequabit honores:
Audiet hos et quem torrenti flammeus astro
Carcinus aestiferis late dispescit arenis,
Et quos herculeae summorunt orbe columnae,
Atque hominum primi Blemyae, quosque altior axis160
Cogit hyperboreos subter durare triones.
Nulla virûm gens, nulla dies, nusquam ulla tacebit
Posteritas, nulla teget invida nube vetustas.
Quippe deûm sancta nascetur origine vates,
Qui lucem aeternam factis immanibus addat,165
Qui regum fera bella tonet grandique tremendas