Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
108 | le selve |
Ivi egli ai nauti dal segreto bosco230
Dell’avvenire predirà le sorti.
Né ciò fia tutto, ché, leggiadro sposo,
Achille impalmerà la splendid’Elena
Di stelle fulgidissime raggiante,
E mio genero fia: di lieti auspíci235
Imene, starnutando grazïoso,
Il talamo ricinge, ecco, ed ebrezze
Singolari d’amore al giovin porge
La Voluttà sortita al grato ufficio.
E come le tue membra in dolce nodo240
Or avvince una Grazia ed or con rosee
Braccia lega, o Vulcan, la Dea di Pafo,
Lui cosí la formosa Elena, lui
La formosa Medea con vece alterna
Involeran, sí ch’ei nella dolcezza245
D’un piacer senza fine avrà ristoro.
E la Fama dirà con cento voci
(Oh, non temere!) infaticabilmente,
Fata canet luco venturae nuntia sortis.145
Adde quod et pulchro tradetur pulchra marito
Tyndaris Aeacidae, stellis fulgentibus ardens,
Meque dabit socerum: thalamis en sternuit istis
Pulcher Hymen, gratasque vices sortita Voluptas
Jam nunc dividuos juveni despondet amores.150
Utque tuos artus nunc dulci Gratta nodo
Nunc Paphie roseis nectit, Vulcane, lacertis,
Sic illum formosa Helene formosa Cytaeis
Auferet alternum, et lentus festa otia ducet.
Famaque (ne dubita) centeno gutture vestros155