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di angelo poliziano | 89 |
La foglia ch’erra e il cirro che s’innalza,
La fiamma che si flette o che s’estingue,
Che nelle stoppie si dilata appena,
E disprigiona un’umida scintilla.
E voi pure di venti e di tempeste820
Téma abbiate, o pastori, allor che il gregge
Ver’ gli ubertosi pascoli s’avvía
All’impazzata scorrazzando; allora
Che scherzano gli agnelli àlacri, e calci
Impetuosi tra di lor s’avventano,825
Fuggendo a sbalzi, e appuntansi le corna;
O quando a forza, malagevolmente,
Dalla pastura si distaccan; quando
Lo splendore de’ cieli immacolati
Guardano i buoi con la pupilla in su,830
E fiutan l’aria, e traggon dalle nari
Stillanti umori di frequente, e sovra
Il destro fianco godono sdraiarsi
E in contrario lambiscono il pelame,
Flammaque cum flectit cum sese elidit et ipsis
Vix sedet in stuppis scintillamque excudit udam.
Vos quoque, pastores, ventos horretis et imbres,
Cum temere excursans pecus ampla in pascua fertur,
Cumque alacres ludunt agni calceisque protervos535
Subsultim incutiunt inter se et cornibus haerent,
Aut cum se e pastu vi vix aegreque revellunt;
Cumque boves liquidi suspectant lumina coeli,
Olfactantque auras, et sticcos naribus udos
Crebra trahunt, dextrumque latus consternere gaudent,540