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di angelo poliziano | 87 |
Allor per le giogaie alto un fragore780
Pur va, pien di spavento, ed alla riva
Tornan gli smerghi, e stridono sui flutti.
L’aïron stesso, alzandosi sublime,
Sfida le nubi e il ciel; strette in coorti
Scherzan tra lor le folaghe e schiamazzano;785
Ma la volubil rondine di voli
Cinge lo stagno, e quasi rade l’acque;
Mentre la rana gracida, la nera
Cornacchia lenta va lungo la sponda,
O il capo e il collo madido nel fiume790
Attuffa, e con noioso crocidare,
Troppo lenta a venir, chiama la pioggia.
Passan le gru stridendo, e, in lor viaggio,
Rigan le pervie nubi; mal sicuro
Il delfino nell’onde erutta l’acqua795
Dalle narici fuor; gracchiano i corvi
E la voce ringoian; l’operosa
Tunc et tristifico reboant montana fragore;
Et repetunt siccum mergi, atque ex aequore clamant;
Ipsa volans sublime auras aethramque lacessit
Ardea; colludunt fulicae plauduntque gregatae;510
At lasciva lacus alis praestringit hirundo
Et summas prope radit aquas, ranaeque coaxant;
Fusca gradu, cornix lento metitur arenas,
Aut fluvium capite et madida cervice receptat,
Crocituque gravi plicriam increpat usque morantem;515
Clangunt naupliadae volucres, et pervia pinnis
Nubila conscribunt; incertus in aequore delphin
Difflat aquas; latrant corvi vocemque resorbent;