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della ragion di stato - iii 91


mente le dignitá e gli imperi: come insegnò Senofonte con l’esempio de’ lacedemoni, mostrando che Sparta, che da principio aveva pochissimo popolo, in cosí breve tempo a tanta potenza, moltitudine, dignitá e imperio non era pervenuta, se non con le eccellenti leggi dategli da Licurgo e dalla prudenza civile di coloro che governavano. Tanto adunque sará per durare la buona republica, quanto in quella dureranno le virtú civili, e le buone leggi saranno ben custodite; e se non vi sará né l’ambizione né la cupidigia, e che vi sia sbandita la superbia, e il lusso distruttore delle ricchezze, e le altre bruttissime fiere distruggitrici d’ogni bene nelle republiche, — saranno, dico, stabili, e si perpetueranno. Ma perché bene spesso avviene, che per ben che quelli, che sono nei magistrati, siano e giusti e prudenti, e che altra mira non abbino, oltre il ben de’ popoli, che di conservare lo stato della republica nello stato, nel quale da’ suoi maggiori è stata posta: non manchino però in tanta moltitudine chi, o sazi di quella maniera di governo, o mal contenti per non poter ottenere qualche magistrato e dignitá, o per esser per qualche loro misfatto castigati, che procurino che si muti forma di republica, sperando che variandosi e andando le cose sossopra possano ottenere miglior fortuna; o che tutto il popolo minuto non avendo abito alle dignitá né essendo partecipe della republica, essendo tutta nelle mani degli ottimati e principali.....;—sará necessario in questo libro trattar della ragione di stato della republica aristocratica, con la quale considerando le infermitá, che da molte parti, e in molti modi gli soprastanno, si possano trovare gli opportuni rimedi per conservarla; e questa pure è la ragion di stato aristocratica.

Capitolo I

Della ragion di stato degli ottimati, che riguarda la salute loro.

Ancora che la prima parte della ragion di stato aristocratica, che appartiene alla conservazione del dominio o governo, non abbi tanto luogo come nella monarchia e regia; non