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74 ludovico settala


Capitolo XI

Quanto sia pericoloso ad un prencipe il patire,
o che s’introduca nuova religione, o che piú d’una si permetta.

Non ha dubbio, se con la memoria vogliamo ricorrere le cose passate, che coll’alterazione e con la mutazione della religione, non si siano alterati consequentemente e mutati i governi. Perciocché la religione è l’asse, al quale necessariamente deve appoggiarsi, se non vuole rovinare ogni stato, e ogni regno: il quale tanto si conserva, per parer di Plutarco nel parallelo di Teseo e Romolo, se non vi si fa nulla che non convenga farsi, quanto se vi si fanno tutte le cose convenienti. E quindi è che i romani, secondo che al libro primo racconta Valerio Massimo, allora che furono trovate quelle due arche, nell’una delle quali mostrava l’epitaffio scritto di fuori che fosse stato il corpo di Numa Pompilio, e nell’altra erano riposti sette libri romani appartenenti all’ufficio de’ pontefici, e altrettanti greci della disciplina della sapienza; serbarono i romani, e i greci, perché stimavano che riguardassero in qualche parte allo scioglimento della religione, furono di autoritá del senato alla presenza del popolo dati al fuoco: perciocché non vollero, come scrive il medesimo, quei savi uomini che si conservasse cosa nella loro cittá che avesse potuto ritrarre gli animi da quel culto, che da religiosa persona si deve agli dèi. Anzi in quelle cose ancora, nelle quali volevano che specialmente risplendesse il decoro della somma maestá, mostrarono di stimar tutti gli altri interessi inferiori alla religione. Claudio, essendo e imperatore e censore, non riprese egli la negligenza de’ ministri de’ suoi tempi, che tanto fossero stati negligenti nel fatto della religione, avendo permesse forastiere religioni e nuovi riti nella cittá? Onde Tiberio, che pure abbiamo dimostrato essere stato tiranno, vedendo in quanto pericolo potesse metter lo stato l’introdurre in esso nuova religione, raffrenò, come scrisse Tacito nel libro secondo degli Annali e Svetonio, le ceremonie e i riti degli egizi e de’ giudei; costretti tutti coloro, che erano