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pensieri politici e morali 267


altrimenti (per cosí dire) tutte le azioni degli uomini sarieno lecite, perché tutte sarieno necessarie, potendosi innanzi ad esse formare un antecedente condizionato, dal quale ne venga una conseguenza necessaria di supposizione. Non è dunque vero che la necessitá non abbia legge, ma è ben vero che quella necessitá, che non ha legge, è quella sola che è nemica della legge (D., 81-2).

XVIII

Prosperitá, avversitá e intelligenza.

Gli spiriti dell’inalzato alla felicitá si turbano, come quelli di colui che molto s’eleva sopra la terra, e, turbati il piú delle volte, s’abbandonano nella parte del precipizio. Gli amici gli ritrova mendaci, con lusingheria l’ingannano, e, quando no, con l’ossequio lo corrompono. Le occasioni di peccare soprabbondano; il lusso, le delizie ve l’inclinano: che maraviglia è poi se casca, e il piú delle volte senza risorgere, perciocché ogni cosa l’aiuta a cascare e niuna a ricuperarsi? Nella casa dell’infelice non v’entra se non la veritá; non vi è chi l’ossequi o l’aduli. I suoi spiriti s’abbassano, e piú tosto si marciscono essi che lo corrompano. Il temperamento diventa malinconico, affligge, dissecca, mortifica, e ad ogni altra cosa nuoce che all’intelletto: onde, insieme con le occasioni mancandogli lo stimolo di peccare, gli facilita il mantenimento della virtú (A., 175-77).

XIX

La speranza.

La speranza, che è fatta per sostentare ne’ grandi infortuni, mal adoperata ci precipita in calamitose miserie. Non contenti per quella di non cascare in disperazione, si vuole ascendere alla felicitá. Il futuro diventa presente, la speranza si muta in