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dal «tacito abburattato» 209


poter dirsi venir retto, che si possa dire del sedizioso. Ma perché non meno alle civili che alle militari il nome di sedizione si attribuisce, io, per non partirmi dal proposito nel quale Tacito ne parla, stringerommi solamente alla militare. Questa dunque, per quanto il nome stesso insegna, non è altro, che una separazione di una parte dell’esercito dal corpo rimanente, a fine di ottener a forza alcuna cosa del capitano. Or, se di uno ubbidiente esercito, nel punto ch’egli posto in ordinanza attacca zuffa col nemico, dicesi, e si dice ottimamente, ch’egli sia retto, molto piú dovrassi dire, se vorrem paragonare l’un con l’altro, del sedizioso. Veniamone alla prova, discorrendo sulla traccia delle massime, che nel principio quasi fondamenti furon gittate.

Cagione efficiente dello esercito può intitolarsi il generale, perocché, sí come l’ordine è la forma di esso esercito, tal ordine non da altri, che dal generale, il quale, quasi idea, contienlo, viene prodotto. Il corpo sedizioso anch’egli ha un duce, il quale ottimamente il reggerá, perocché quello sia in lasciarsi reggere pieghevolissimo, tra perché i sediziosi, tutti di comun volere, similissimo a se stessi lo si hanno eletto, e molto piú perché il lor bene si è lo stesso sempre mai col bene del capo loro: cosa che non segue d’ordinario tra l’esercito e il generale. Alessandro il grande, niente meno invidioso de’ trionfi ch’ei si fosse parziale delle tazze dell’ebro iddio, rapiva il popolo macedone per tutte le piú sconosciute, indomite e impenetrabili contrade dell’Oriente, non potendo darsi sosta finattanto ch’egli non giungesse a risvegliar il sol bambino nella culla sua medesima con le sue trombe. Or crediamo noi, che da sí lunghe e malagevoli condotte egual profitto ad esso e alla sua falange ne risultasse? Appunto. S’egli ricevea ferite nelle battaglie, co’ diademi de’ cattivi regi le s’infasciava; ogni stilla di sudore, che per la fatica egli versasse, veniva dall’acquisto de’ piú generosi e chiari fiumi contracambiata: dormiva sul terreno ignudo, ma gliel facea morbido la rimembranza, che fu dianzi de’ nemici, e al presente era di Alessandro; l’aura della propria fama rinfrescava i piú bollenti ardori sulla sua fronte; il meriggio sollevato dalla propria gloria il difendeva