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dal «tacito abburattato» 207


III

DISCORSO SESTO

Argomento.

Le legioni di Germania, comandate da Germanico, mentre egli lontano da esse faceva il catasto in Francia, mossersi a sedizione, di cui Tacito scrivendo la grandezza, dice cosí: Non tribunus ultra, non castrorum praefectus ius obtinuit. Vigilias, stationes, et si qua alla praesens usus indixerat ipsi parliebantur. Id militares animos allius coniectantibus praecipuum inditium magni ac implacabili motus: quod neque disiecti aut paucorum instinctu, sed pariler ardescerent, pariter silerent: tanta acqualitate et constantia, ut regi crederes. (Annalium, lib. I).

Se talora il cane di uno scaltro ciurmatore, ora ad un cenno del maestro passeggiando ritto su’ due piedi, ora passando e ripassando con iscorci strani per cerchio angusto, ora per l’amor di bella giovane levando stupendi salti, e per l’amor di brutta vecchia non movendo pure un pelo, desta nuova maraviglia ne’ circostanti, dir sogliamo: — Questo cane opera in guisa, che tu crederesti, lui di uman discorso esser proveduto. — Né altro ciò vuol dire, sol ch’ei veramente non discorre, ma ben sí di chi discorre tien somiglianza. Cosí Tacito scrivendo delle legioni di Germania sollevate, sed pariter ardescerent, pariter silerent, tanta aequalitate et constantia, ut regi crederes, viene a significare, ch’esse ben parevan rette, ma non lo erano per veritá. Or io voglio studiarmi di far chiaro, che piú assai di qualsivoglia ubbidiente esercito la sedizione, ossia la moltitudine sediziosa, reggesi perfettamente per sua natura; e cosí discorro. Ciò diciamo venir retto, che ha principi, o ver cagioni, ond’egli è scorto per ben regolati mezzi ad alcun fine