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128 ludovico settala


E molto meno se sono banditi da quello stato, che sia poco amico, o contro di cui si guerreggia: perciocché e l’amor della patria e de’ parenti e il poter patteggiare il loro ritorno gli può rendere infedeli; come provò Alessandro d’Epiro, il quale tenendo per guardia della persona sua duecento banditi lucani, mentre che guerreggiava nel loro paese, fu da essi, patteggiando il loro ritorno, ammazzandolo, tradito e ucciso: come scrive Livio nel libro ottavo della prima decade.

Capitolo X

Della ragion di stato de’ pochi potenti,
che riguarda il modo di governarsi di questi con la plebe.

La cosa piú cara al popolo, e che in maniera l’addormenta, che di altro non curandosi si accontenterá del presente stato di republica, è l’abbondanza delle cose pertinenti al vivere. Non si dubiterá dunque molto di movimenti o sollevazioni popolari in qual si voglia forma di republica, dove si ha l’occhio a consolare il popolo con l’abbondanza.

Mostrerassi non esser nell’animo de’ signori cosa piú fissa, che il ben del popolo, la protezione de’ poveri e il non lasciar fare offesa alcuna al popolo da persona alcuna: sia ella come si voglia grande, e di autoritá.

Si procurerá di trovare qualche ufficio, ancora con qualche utilitá, con il quale resti contenta: non essendo cosa, che piú sdegni la plebe, che il mostrare di non stimarla; né cosa che piú l’acquieti, come il vedere che sia fatto capitale di lei.

Perciò se le concederanno le abbazie, secondo la varietá dell’arti nelle cittá grandi, i collegi, le confraternite, le congregazioni, e simili cose: o sotto titolo di pietá o d’altro, con i suoi priori o rettori od altro, con suoi ufficiali, perché da queste preeminenze fra loro acquetati non pensano al reggimento publico; non permettendo però mai tali congregazioni senza l’intervento di un confidente da’ rettori eletto e datogli.