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brio della gioventù si attrasse vieppiù il suo affetto e la sua confidenza. Mis. Aubrey non possedeva veruna di quelle grazie studiate, che destano l’ammirazione ed eccitano gli omaggi nelle brillanti adunanze: sul di lei sembiante non apparìa verun raggio di quel vano orpello, che si acquista nella corrotta atmosfera di un crocchio. I suoi occhi azzurri non disvelavano con volubili ruote la lievità dello spirito, ma da’ suoi sguardi traspirava una malìa melinconica, che non sembrava nascere dalla sciagura, ma da una tristezza sublime, che rivela un’anima infastidita della terra, e che sospira un soggiorno più degno. Il suo portamento era riposato e pensoso, nè mostrava verun indizio di quella irriflessione od inconsideratezza, che si arresta anco sui più indifferenti oggetti che feriscono i sensi, ed obblia le passioni più gravi alla vista di una farfalla o di un fiore. Nella solitudine il sembiante di lei non rifulgea mai del sorriso della gioja, ma allorchè Aubrey versava nel suo seno l’espansioni più tenere dell’amore fraterno, e cercava di dimenticare dinanzi a lei quelle rimembranze funeste che toglievangli ogni riposo, la voluttà istessa avrebbe desiderato