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CXIII
D’una donna pubblica
che si lamentava di un torto fattole da un barbiere.
Evvi a Firenze magistrato che è proposto ai buoni costumi, detto Officiale di onestà; ed è cura sua di decidere le questioni delle donne pubbliche, e di curare che esse non abbiano molestie nella città. Venne una volta dinanzi ad esso una cortigiana a lamentarsi dell’ingiuria e del danno che le aveva fatto un barbiere, che chiamato nel bagno perchè le radesse le parti inferiori, le fece col rasoio là dentro un taglio tale che per molti giorni non potè introdurvi alcun uomo, e per questo lo accusava di averle dato danno e chiedeva che la compensasse di ciò che non aveva potuto guadagnare.
Si chiede come dovrà essere la sentenza?
CXIV
Di un frate che confessava una vedova.
Uno di que’ frati che si dice che vivono nell’osservanza, udiva una volta la confessione de’ peccati di una bella vedova di Firenze. E la donna parlando gli si stringeva addosso, e gli muoveva la faccia vicino perchè parlava piano. Il frate, riscaldato da quel fiato giovanile, sentì che si destava ciò che in lui dormiva, e alzava il capo cagionandogli grave pena: e tormentato dagli stimoli della carne, e torcendosi, disse alla donna di andarsene; e questa lo richiese della penitenza: “Penitenza! esclamò il frate, ma voi a me l’avete fatta fare! “
CXV
Di un uomo che si fe’ creder morto dalla moglie.
A montevarchi, che è un borgo vicino a noi, un ortolano che io conosco, che aveva la moglie giovane, una