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diceva che gli era accaduta. Ed è questa: “Una volta egli s’alzò dal letto che splendeva la luna, e poichè la notte era serena, credette che fosse l’alba e uscì per andare alla sua vigna, com’è costume de’ Romani di coltivar con amore le vigne. Uscito dalla porta d’Ostia (e per uscir dovette pregare i custodi che glie la aprissero) vide andare dinanzi a sè una donna; e credendo che ella andasse per divozione verso San Paolo, ardendo egli di gran desiderio, affrettò il passo per raggiungerla, e poichè era sola, così credeva di persuaderla facilmente. E quando le fu vicino, ella lasciò la via maestra e prese un sentiero; e l’uomo le corse dietro per non perder la buona occasione. E andato innanzi un poco, afferrò la donna ad uno svolto, la stese a terra e compì l’opera. Dopo ciò essa scomparve lasciando odor di zolfo. L’uomo, sentendosi sul terreno erboso, sorse un po’ atterrito e tornò a casa. Tutti hanno creduto che egli fosse vittima di una illusione del demonio.”
CVI
Altra storia narrata da Angelotto.
Quando Cencio narrò quella storia, era presente Angelotto, vescovo di Anagni, e raccontò di un altro caso simile: — Un mio parente, disse (e ne fece il nome) una notte che per la città deserta passeggiava, s’incontrò in una donna, a quandoFonte/commento: ed. 1884 e 1885 credette, e che gli parve anche bella, e con quella fece l’affar suo. Ed essa, dopo ciò, per spaventarlo, cangiata in aspetto di bruttissimo uomo: “E che hai tu fatto?” gli disse. Per verità, io, o sciocco, ti ho ingannato.” Ed egli: “Come ti piace, rispose franco, ma io t’ho macchiato di dietro.” —