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nel capo; il pover uomo gli chiese che cosa avesse egli alla fine fatta. “Tu, gli rispose il signore, hai tenuto in casa nascosti i miei nemici e i ribelli che cospirarono contro di me.” E quello capì finalmente che il signore voleva il suo denaro, e amando meglio di perder questo che la vita: “Sì, monsignore, rispose, è vero ciò che voi dite; ma datemi con me alcuno degli uomini vostri, che que’ nemici e ribelli vi darò tosto nelle mani.” E mandati alcuni fanti alla casa, l’uomo li condusse alla cassa in cui era il danaro, e apertala: “Prendete subito questi denari, disse, che non solo del signore nostro, ma pur di me sono nemici acerrimi e ribelli.” E quando il signore li ebbe avuti, l’uomo sfuggì a ogni pena.


XXXVII

Di un frate che fece assai breve sermone.


In un borgo delle nostre montagne, molti erano e da molte parti convenuti alla festa, ed era quella di Santo Stefano. Un frate doveva, com’è costumanza, fare il sermone al pubblico; l’ora era tarda, i preti avean fame, e quando il frate salì sul pergamo, un prete, quindi un altro, lo pregarono all’orecchio, di parlare assai brevemente. Ed egli si lasciò facilmente persuadere. Dopo il breve esordio d’uso: “Fratelli miei, disse, l’anno passato, da questo stesso luogo, allo stesso uditorio, parlai della santità della vita e dei miracoli di questo Santo nostro, e nulla omisi di quelle cose che io udii narrare di lui, o che si trovano scritte ne’ sacri libri; e credo che voi ne conserverete memoria. Ma dopo, poichè non ho udito dire che egli abbia fatto nulla di nuovo, fatto il segno della croce, recitate il Confiteor e le preci che seguono.” E, ciò detto, discese.