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facezie 35

eravi molt’acqua, ed ella, lottando, con grandi grida chiamò le altre in soccorso; accorsero cinque di esse e giacchè non potea più tornare il mostro nell’acqua, con bastoni e con pietre l’uccisero, e trattolo alla riva fe’ loro gran paura. Aveva il corpo un po’ più lungo e più grosso di quello di un uomo, da quanto si vedeva nell’incisione in legno che ci portarono a Ferrara. E che fosse per divorar la donna che esso l’aveva afferrata, ne fece fede il fatto che alcuni fanciulli, che in differenti tempi eran venuti per lavarsi alla spiaggia, non tornarono più mai, e questi dopo il fatto si credette che il mostro avesse presi ed uccisi.


XXXIV

Graziosa facezia di un commediante

su Papa Bonifazio.


Bonifazio, nono papa di questo nome, fu napoletano e della famiglia Tomacelli. Ora volgarmente diconsi “tomacelli” certi fegatelli di porco tritati moltissimo e fasciati nel grasso di quell’animale. Nell’anno secondo del suo pontificato, Bonifazio si recò a Perugia; erano con lui i fratelli e molti altri della famiglia, i quali, come avviene, per cupidigia di beni e di guadagno si erano stretti dintorno a lui. All’entrata nella città Bonifazio era seguito da una scorta di alti personaggi, e fra questi erano i fratelli e gli altri membri della famiglia, e i curiosi chiedeano i nomi di coloro che componevano il seguito; e si sentiva d’ogni parte rispondere: “Questo è Andrea Tomacello,” poi: “Questo è Giovanni Tomacello;” e così molto spesso la parola Tomacelli si andava ripetendo. “Oh! oh! disse un uomo allegro, doveva esser ben grosso quel fegato di porco dal quale son venuti tanti tomacelli e così grandi!”