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facezie 33

XXIX

Conversazione con Niccolò d’Anagni.


Anche Niccolò d’Anagni quasi in questo stesso modo rise di Papa Eugenio, il quale, egli diceva, non favoriva che gli ignoranti e gli stolti. Un dì che in parecchi eravamo al palazzo, e si discorreva in varie cose, come si fa, ed alcuni si lamentavano della iniqua fortuna, e di averla sempre avversa ne’ loro affari, Niccolò, ch’era uomo dottissimo, per quanto di ingegno leggiero, e di lingua mordace: “Non vi è, disse, nessuno al mondo, cui più che a me sia stata la fortuna nemica; in questo tempo, nel quale è la stoltezza che regna, noi vediamo tutti i giorni elevati alle più ampie dignità ed a’ maggiori offici e i dementi e gli sciocchi; e fra essi fino Angelotto vedemmo. Io soltanto sono fra il numero de’ dementi lasciato in disparte, io solo posso essere così maltrattato dalla sorte.”


XXX

Di un prodigio.


Quest’anno la natura ha fatto nascere molti mostri in diversi luoghi. Nel territorio di Sinigallia, che è nel Picentino, una vacca ha partorito un dragone di meravigliosa grandezza. Aveva la testa più grossa di quella d’un vitello, il collo lungo come un braccio, e il corpo come quello di un cane, ma più lungo; quando l’ebbe fatto, la vacca si volse, e vedutolo, diede in un gran muggito e voleva fuggire, e il dragone s’alzò, le avvinghiò le gambe di dietro con la coda, avvicinò la bocca alle mammelle, e vi succhiò tutto il latte; poi, lasciata la vacca, si fuggì nella foresta vicina; dopo ciò, le mammelle, e quella parte delle gambe ch’era stata tocca dal dragone, rimasero nere e come bruciate


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