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XV

Domanda del detto cuoco al predetto principe.


Lo stesso cuoco, vedendo che moltissimi sollecitavano i favori del principe, una sera, mentre questi cenava, lo pregò di volerlo in asino mutare. Meravigliato il Duca di sentirsi fare una tale domanda, e richiestolo del perchè egli preferisse più d’esser asino che uomo: “Perchè, disse, io vedo che tutti coloro che voi avete messo in alto, ai quali voi deste e magistrature ed onori, sonosi talmente gonfiati di superbia, e tanto insolenti si son fatti, da divenir asini davvero. E così desidero che voi asino mi facciate.”


XVI

Di Giannozzo Visconti.


Antonio Lusco, uomo di molta sapienza e di una grande gaiezza, una volta che un tale di sua conoscenza, gli fe’ vedere una lettera del Papa, gli disse di correggerla e di ritoccarla in certi punti; l’altro il dì dopo gliela riportò tal quale, e Lusco vedutala, gli disse: — Tu m’hai preso per Giannozzo Visconti. — E una volta che noi gli chiedemmo ciò che questo detto significasse: — Giannozzo, disse, fu già nostro podestà di Vicenza; ed era un ottimo uomo, ma rozzo e grasso di ingegno e di corpo; egli chiamava spesso il suo segretario e gli faceva scrivere lettere al vecchio Duca di Milano, e gli dettava egli stesso la parte de’ complimenti; il resto lo lasciava scrivere dal segretario che dopo poco tempo gli recava la lettera. Giannozzo prendeva a leggerla, e la trovava sempre sconclusionata e malfatta. “Così non va bene, gli diceva, va’ e correggila.” Il segretario, che conosceva l’uso e la stoltezza del padrone, tornava poco dopo con la stessa lettera, senza avervi alcuna cosa mutata, dicendo d’averla e corretta e ricopiata.