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facezie 21

ceso desiderio della donna, e alla fine, poichè ella più oscenamente insistette, come se cedesse solo all’importunità della vedova: “Dappoichè, disse, tu vuoi far tanto male, chiamo Dio testimonio, che tutta tua è la colpa, e che io non ne ho. Tu stessa prenditi questa carne maledetta, e sèrviti come meglio ti piace, chè io non voglio neanche toccarla.” E così egli fe’ il piacer della donna, e poichè per astinenza non aveva voluto toccare sè stesso, lasciò a lei tutto il peccato. —


VII

Di un prelato a cavallo.


Andavo io un giorno al palazzo del papa, e vidi passare a cavallo uno de’ nostri prelati, forse assorto ne’ suoi pensieri, perchè non s’accorse di uno che lo salutava scoprendosi il capo; e questi credendo che ciò provenisse o da superbia o da arroganza: “Ecco là, disse, uno che non ha lasciato a casa la metà del suo asino, ma che lo porta tutto con sè.” Volendo dire che è da asino non rispondere agli atti di riverenza.


VIII

Detto di Zuccaro.


Una volta io e Zuccaro — che fu il più ameno degli uomini — passavamo per una città, e giungemmo a un luogo dove si celebravano sponsali. Era la domani del giorno che la sposa era entrata nella casa e noi ci fermammo qualche poco di tempo per assistere alla danza degli uomini e delle donne. Allora Zuccaro disse ridendo: “Costoro hanno consumato il matrimonio, io il patrimonio consumai da lungo tempo.” E disse cosa amena di sè stesso, chè aveva già venduti i beni di suo padre e tutto il patrimonio suo per dissiparlo alla tavola e al gioco.