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che si dicesse, e l’altro ripetendo che egli non capiva il toscano, e rinnovando la storia della balestra e della saetta: “Se non ti servi di altre parole, disse il confessore, io non arrivo a capire.” E l’altro, dopo avere così a lungo tergiversato per il pudore, disse finalmente con parole proprie tutto ciò che aveva fatto: “Ora, disse il confessore, tu parli toscano a un toscano, e capisco perfettamente,” e datagli la penitenza lo assolse. È davvero segno di cattivo animo dimostrare il pudore con le parole, mentre nei fatti si è impudico e scellerato.


CCXXXIX

Di un combattimento fra gazze e cornacchie.


In quest’anno 1451, nel mese di aprile, è avvenuta una cosa meravigliosa fra la Gallia e quella che ora si chiama Britannia. Gazze e cornacchie, schieratesi in aria con acute grida, combatterono accanitamente per tutto un giorno. E la vittoria fu delle cornacchie, e furono trovate morte per terra due mila di loro e quattromila gazze. Vedremo che cosa ci recherà questo prodigio.


CCXL

Detto grazioso di Francesco

su i figli dei Genovesi.


Francesco Quartente, mercante fiorentino, dimorava a Genova con la moglie e la famiglia; e i suoi figliuoli erano macilenti e di corpo gracile; e i figli dei Genovesi sono invece più forti e robusti. Un giorno un Genovese chiese a Francesco per qual ragione fossero i figliuoli suoi tanto deboli e magri, mentre che per i loro figli non era in quel modo. Ed egli: “La ragione è facile; rispose. Io faccio i figli miei da me solo, mentre voi altri per farli avete bisogno che molti vi