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mangiarle, che in quel giorno le carni sono proibite. E il vescovo a lui: “Le mangio come se fossero pesci.” E poichè il servo rimase molto meravigliato di quella risposta: “Non sai tu, gli disse, che io sono prete? Quale ti par cosa maggiore, mutare il pane nel corpo di Cristo, o le pernici in pesci?” E fatto il segno della croce, e ordinato che esse si mutassero in pesci, come se pesci fossero, le mangiò.


CCXVI

Di un matto che dormì coll’arcivescovo di Colonia

e disse ch’egli era un quadrupede.


L’Arcivescovo di Colonia, che è morto, amava molto un matto ch’egli faceva spesso dormir seco in letto. Una volta che in quel letto era anche una donna, il matto, che stava nella parte inferiore, sentì che i piedi erano più del solito; e ne toccò uno e chiese di chi fosse; e l’arcivescovo rispose che era suo; poi ne toccò un altro, e un terzo e un quarto infine, e tutti disse l’Arcivescovo che erano suoi. Allora si alzò in furia e andò alla finestra ad urlare con quanto fiato aveva: “Venite tutti ad ammirare un prodigio strano e nuovo. Il nostro Arcivescovo è diventato quadrupede.” Così svelò la turpitudine del padrone; chè è più matto di un matto chi di questi si diletta.


CCXVII

Arguzia di Papa Martino

contro un Ambasciatore importuno.


Un inviato del Duca di Milano chiedeva non so che cosa a papa Martino V, che questi non voleva concedere. E l’oratore, insistendo con molta importunità, seguì il Pontefice fino alla sua camera da letto. Allora