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con dei Greci, e in essa alcuni rimasero morti, altri feriti. Essendosi chiesta all’Imperatore di far giustizia di quegli omicidi, egli promise di farla tosto e ordinò che in pena del delitto fosse rasa ai Greci la barba, cosa che presso loro è molto ignominiosa. Il Podestà de’ Genovesi, che era a Pera, credendo di essere burlato, promise a’ suoi compatriotti che egli stesso avrebbe vendicata l’ingiuria che era stata a loro fatta; e dopo qualche tempo entrò con altri Genovesi in Costantinopoli, ed uccisero e ferirono molti Greci. Allora l’Imperatore presentò vivissimo richiamo al Podestà di Pera, chiedendo pena del delitto; e questi promise che avrebbe puniti i colpevoli; e quel giorno che per la pena fu stabilito, prese gli uccisori e gli altri, e li condusse sulla piazza, come se li volesse far decapitare. Ed era accorso a quello spettacolo tutto il popolo di Pera, e tutti aspettavano la punizione; e s’erano ancora i sacerdoti parati con le croci, come se dovessero trasportare i cadaveri; allora il Podestà, imposto il silenzio per mezzo del banditore, fece radere il deretano a tutti i colpevoli, dicendo che i Genovesi portavano la barba non sulla faccia ma sulle natiche. Così fu resa uguale pena ad uguali delitti.


CCV

Detto giocoso su i Romani che mangiano le “virtù.”


Ai primi di maggio i Romani raccolgono varie specie di legumi che chiamano virtù, le cociono e le mangiano alla mattina. Francesco Lavegni, di Milano, per ridere, parlandosi fra amici di questo costume: “Non è da meravigliare, disse, che i Romani abbiano degenerato dai loro maggiori, perchè ogni anno le loro virtù hanno consumato mangiandole.”