Pagina:Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu/141


facezie 129

CC

Di una giovane separata dal marito.


Un giovane di Verona di belle forme condusse in moglie una giovinetta, e perchè si abbandonava con troppo fervore al matrimonio, ne venne che fece il viso pallido e debole il corpo. La madre, che amava molto il figliuolo e che temeva un male più grave, condusse il figlio in villa, lontano dalla moglie. Questa, piangendo pel desiderio del marito, vide due passeri che facevano all’amore: “Andate, disse, andate via subito; che se vi vede la suocera, vi manda uno in un luogo e l’altro in un altro.”


CCI

Contesa di due uomini per la stessa figura

negli stemmi.


Un Genovese, padrone di una grossa nave che per conto del re di Francia faceva la guerra contro gli Inglesi, aveva uno scudo sul quale era dipinta una testa di bue. Lo vide un nobile francese e disse che quella era la sua impresa, e, venuti a contrasto, il Francese invitò a duello il Genovese; e questi accettata la sfida, discese in campo senza alcun apparato; l’altro con grandissima pompa venne. E allora disse il Genovese: “Per qual ragione siamo noi qui per combattere?” “E l’altro: “Io affermo che il tuo stemma è mio e fu de’ miei prima che de’ tuoi fosse.” E siccome il Genovese domandò che cosa portasse le armi sue: “Una testa di bue,” rispose. “Allora, riprese, non ci è bisogno di batterci, perchè sul mio non è una testa di bue, ma di vacca.” E col detto faceto fu delusa la vana esagerazione del Francese.


I - 8