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POGGIO E LE “FACETIÆ”



Volle lo stesso messer Poggio di Guccio Bracciolini da Terranova di Valdarno rivelarci il luogo e il tempo ne’ quali raccolse la sue Facetiæ che intitolò Liber facetiarum. Dice dunque nella “Conclusio” (seguo la edizione di Basilea, ex ædibus Henrici Petri, mense augusto, anno mdxxxviii, che fu adoperata dal traduttore), a pag. 491 delle Opere, qualmente il luogo ove esse furon dette, come in teatro, fu il Bugiale; e continua: “Fu il nostro Bugiale, sorta di officina di menzogne, che fu da’ segretari [papali] fondata per ridere. Sin dal tempo di papa Martino avevan l’abitudine di scegliere un luogo appartato, ove ci comunicavamo a vicenda le notizie, e dove parlavasi di cose varie, sia sul serio, sia a svago dello spirito. Ivi non si perdonava ad anima viva, e dicevasi male di quanto ne dispiaceva; e spesso il papa medesimo dava materia alle critiche nostre; onde molti venivano in quel luogo per paura di non essere i primi colpiti. E fra i narratori primo era Razello da Bologna, dal quale ho raccolto molte fra le storie raccontate. E anche Antonio Lusco, del quale spesso si parla, era uomo molto arguto; e altresí Cesare Romano, dedito anche lui alle burle. E pure alcuna delle mie vi aggiunsi, che non sono sciocche del tutto. Ora i miei amici son morti e il Bugiale non è piú, e per colpa de’ tempi e degli uomini si va perdendo il buon uso dello scherzo


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