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to che egli, che predicava la castità, cadesse in così brutto peccato: “Oh! oh! rispose; non credere che ciò io faccia per lussuria, ma bensì per domare e macerare questa misera carne e per purgare i reni.” E son così fatti questi pezzi d’ipocriti, che fanno di ogni erba fascio e vogliono sempre coprire con qualche onesto velame la loro ambizione e le loro nefandità.


CLXXIII

Sullo stesso soggetto.


Un eremita, che dimorava a Pisa, al tempo di Pietro Gambacorta, condusse una notte nella sua cella una donna pubblica e se ne servì una ventina di volte, ma sempre movendosi, per sfuggire il peccato di lussuria, dicendo in volgare: “Dómati, carne cattivella.”1 E quando la donna lo disse, e’ fu cacciato dalla città.


CLXXIV

Di un pover uomo che guadagnava colla barca.


Un povero che traeva il viver suo traghettando il fiume, una sera, che non vi aveva passato alcuno, tornava tardi a casa, mesto, quando di lontano vide uno che gridava perchè lo passasse; e sperando nel piccolo guadagno, passò all’altra riva quell’uomo. Ma avendogli chiesto il denaro, quegli giurò che non ne aveva affatto e gli promise di dargli buoni consigli in premio dell’opera sua: “Come, disse il barcaiuolo, mentre la mia famiglia muore di fame, dovrò darle de’ consigli a mangiare?” “E questo soltanto, rispose, io ti posso dare.” Il barcaiuolo, molto adirato, chiese che cosa dicessero questi consigli: “Che tu, disse il viaggiatore, non devi mai trasportare alcuno senza aver prima avuto il de-


  1. In italiano nell’originale.