Pagina:Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu/123


facezie 111

il mare, in un luogo che si chiama Casale, fu svelta dal suolo e rovinò. E a coloro che meravigliati ne chiesero la cagione, due bifolchi, che stavano a Casale a coltivare i campi, venuti per questi avvenimenti a Roma, narrarono di avere spesso veduto camminare per le foreste vicine quel cardinale detto il Patriarca, che poco tempo prima era morto di ferita, con una veste di lino, com’è dei cardinali, e col berretto quadro come soleva portarlo, mesto, che si lagnava e piangeva. E lo videro quel giorno in cui fu così violento il turbine del vento, là in mezzo, fra i venti, abbracciare quella torre e strapparla dal suolo e rovinarla a terra. Oltre a ciò molti grossi alberi e querci furono divelti dalle radici e gettati lontano. Nelle quali cose prestandosi comunemente poca fede, molti andarono a vedere e dissero che era vero.


CLXVIII

Di un notaro fiorentino disonesto.


Un notaro di Firenze, che guadagnava assai poco dall’arte sua, pensò a qualche altra scaltrezza per guadagnar danaro e andò da un giovane a chiedergli se gli erano stati restituiti cinquecento fiorini che suo padre aveva una volta prestati ad un tale che era già morto. Il giovane, che non sapeva alcuna cosa di ciò, disse che tale debito egli non aveva visto in nome del padre. Il notaro asseriva che l’istrumento l’aveva egli stesso rogato, e spinse il giovane a chiedere ciò che doveva dinanzi al podestà, rinnovando con denaro l’atto. Il figlio di colui che si diceva essere debitore, quando fu citato, negò che il padre suo avesse mai presa alcuna cosa in prestito, e che di quest’affare nulla risultava, com’è uso dei mercanti, dai suoi libri; e subito andò dal notaro e lo prese a rimbrottare come uomo falso, che aveva scritta cosa che non era avvenuta. E il