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do la sua futura suocera era uscita, come e’ soleva fare, e quando vide la fanciulla mesta e ne chiese la causa e seppe che la madre avea deciso di dissolvere il matrimonio: “E tu, le chiese, che intendi fare?” “Di ubbidire la mamma,” rispose. “Puoi farlo, se tu vuoi,” soggiunse il giovane; e poichè ella gli chiese in qual modo poteasi ciò fare: “Poco fa, disse egli, tu sei stata di sotto; ora vieni tu sopra, chè coll’atto contrario si dissolve il matrimonio.” Ed ella acconsentì e sciolse il matrimonio. Dopo del tempo ella andò a marito ed egli prese un’altra moglie, e alle nozze di questo ella venne, e quando si videro, al ricordo delle cose passate sorrisero fra di loro; la sposa, che vide questo, sospettando a male, alla notte, chiese al marito che cosa significasse quel sorriso; egli non voleva dirlo, ma fu costretto, e confessò la sciocchezza di quella fanciulla. E allora la moglie: “Che Dio confonda colei che fu tanto matta da far capire la cosa alla madre. Che bisogno c’era di andare a dire alla mamma la faccenda vostra? So bene che io feci la stessa cosa più di cento volte col nostro servo, ma io non feci mai di ciò parola alcuna alla madre.” Tacque il marito e capì di aver avuto ciò che si meritava.


CLVII

Di un usuraio di Vicenza.


Un usuraio di Vicenza invitava spesso un frate, che era uomo di grande autorità e che spesso predicava al popolo, a fare una predica contro gli usurai, imprecando con tutte le forze contro quel vizio che era fra tutti il più radicato nella città; e ripeteva questo invito con tanta insistenza da riuscire molesto. Meravigliato un tale che egli così continuamente insistesse perchè fosse vituperato il mestiere che egli stesso faceva, gli chiese a che volesse riuscire con le sue sollecitazioni: “Qui,