Pagina:Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu/109


facezie 97

CXLII

Di un Fiorentino che si accomodò

con la moglie di suo padre.


A firenze, una volta, mentre un giovane stava sulla noverca, sopravvenne il padre e lo sorprese nel fatto con la moglie; la cosa nuova ed indegna colpì costui, che prese con gran rumore a rimproverarne acerbamente il figliuolo, e questi balbettando cercava di scusarsi. Era molto tempo ch’essi disputavano, quando, mosso dalle grida, venne un vicino, ignaro della cosa, per comporre la contesa. E quando e’ chiese la ragion del litigio, essi per pudor della cosa tacevano; finalmente, poichè il vicino più fortemente insisteva, e il padre dava la colpa al figlio, questi per primo prese a dire: “Costui, che è mio padre, oltre misura indiscreto, ebbe mille volte mia madre ed io nulla dissi; ora, perchè io ho avuto per una volta sola sua moglie, per la mia sconsideratezza riempie la casa di grida come un matto.” Rise colui della faceta risposta del figlio e condusse seco il padre, cui cercò, come gli fu possibile, di consolare.


CXLIII

Disputa di certi frati minori sul modo di far

l’immagine di S. Francesco.


Certi frati dell’ordine de’ Minori chiamarono un pittore perchè dipingesse loro l’immagine di San Francesco; ma eran fra loro discordi, perchè alcuni lo volevano colle stimate, altri in atto di predicare al popolo, altri in diversa guisa. Passarono tutto un giorno a disputar della cosa e alla sera andarono a dormire, lasciando il pittore senza aver nulla deciso; e il pittore, conosciuta la stoltezza dei frati, vedendosi beffato, lo dipinse in


G - 8