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A DON ANTONIO BONCOMPAGNI LUDOVISI,

DUCA D’ARCI E VENOSA,

PER LE SUE NOZZE.

Bello ne l’aurea etate,

poi che del sangue de’ miglior nipoti

assai vide inondar Marte la terra

e depor la giá sazia asta gli piacque,
5bello era udir fra gli ozi amici il vate,

primo, o signor, di tua Venosa onore,

o di Bandusia l’acque

cantasse e i boschi e amore,

o a piú chiaro argomento alzasse i carmi.
10Leggi e perdono al fortunato Augusto

coi trionfati re Roma chiedea,

ed ei dal labbro ardito

del gran cantor pendea.

Qual altro in terra il volo
15dietro a l’orme tebane erger sostenne,

senza cader su le scomposte piume

arso e aggravar d’ignobil nome i mari?

Dopo mill’anni e mille, al freddo suolo

presso è la turba, e l’ardir vano addoppia:
20sola pel ciel del pari

va l’emulata coppia,

e la Grecia e l’Italia il vanto han sole.

Ben il peggio discíoglie e a nuove forme