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— Dammi, se son tua prole,
che il patrio lume io guidi —
dicea Fetonte: e al malaccorto auriga
30cedea le briglie involontarie il Sole.
Mosser per l’aure infidi
Eto e Flegonte e le infiammate chiome
scuotean, sdegnando il nuovo duce e ’1 morso.
Eòo nitriva: invano
35il flagello a Piròo feriva il dorso.
Per vie mal corse a l’agghiacciato polo
giunser; l’Orsa tremò, tremò Boote
a l’appressar fijnesto
de l’infocate rote.
40Arse Ato eccelsa, ed arse
Ida frondoso ed Ossa:
impoveri l’Eufrate, e ’1 foco ingiusto
di bruno i volti in Etiopia sparse.
Per lo dolor commossa,
45il duro fianco alzò la madre antica,
ed, accennando le ferite nòve,
sul condottiero audace
impetrò la pietosa ira di Giove.
L’improvviso fragor pallide udirò
50le deitá celesti, ed Oceano
nel cupo seno accolse
il carro infranto e vano.
E in te l’auriga estinto ’
cadde, o Eridano, e giacque:
55e ’1 foco acceso al fulminato petto
entro al freddo tuo grembo allor fu vinto.
Pur tua possanza e l’acque
spegner non ponno, e forse il sai per prova,
d’altro saettator nume la fiamma;
60né, se il potessi, or vuoi
Poeii minori del Settecento - ii. 6