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IV
PER LE NOZZE DI UNA DAMA BOLOGNESE
CON UN GENTILUOMO DI FERRARA.
O le sedi profonde
godi, Eridano padre,
ne l’antro immenso, ove superbo accogli
dei tributari fiumi i voti e Tonde;
5o fra cento leggiadre
ninfe, prole immortai d’umido letto,
scendi, versando i doni tuoi piú cari
ad Anfitrite in seno,
e ne sorride il regnator de’ mari ;
10per l’urna eterna che ti diéro i fati,
pei verdi onori de la chioma incolta,
nume, l’antica fronte
alza, invocato, e ascolta.
Ecco che il sol d’intorno
15l’azzurro ciel conforta
del caro aspetto, e le nevose cime
riscalda a l’orrid’alpe ond’esce il giorno.
Tal da l’usata porta
uscir non vide il carro aureo la terra,
20quando i raggi divini incauto voto
cinse a fronte mortale
e porse a destra incerta il freno ignoto.
Il san tue sponde, ove ad afflitto amico
piume vesti del pio dolor la forza.
25Pianse Fetusa; or sorge
arbor d’amara scorza.