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XIV
ALL’AMICA OFFESA.
Fra penitenti lagrime
preda a rimorsi io scrivo:
che dir potrò? — Me misero !
io t’ho perduta e vivo? —
5Amor m’assiste: ei gridami:
— Scrivi, otterrai mercede. —
Ahi! verrá meco inutile
d’un tanto dio la fede?
Leggi: peccai, non merita
10l’atroce error perdono:
anzi, il dirò? colpevole
piú che non credi io sono.
Che in un momento arrivisi
all’empietate è rado;
15schiera di lievi agevola
ai gran delitti il guado.
Qual troverassi inospita
piaggia, che mi nasconda?
oimè! qual sagrifizio
20mi purgherá, qual onda?
Va’, mostro, ardisci, e supera
la non sanabil onta,
doma i rimorsi, e intrepido
i fasti tuoi racconta.
25Vanta le nòve insidie,
l’arti funeste e vili,
il profanato ospizio,
gl’indegni amor servili.