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A te le Grazie nutrono
30leggiadra amabil figlia:

tu la marina Venere,
ed essa Amor somiglia.

Deh ! prenda Amor medesimo
le sue sembianze almeno:
35egli in sua vece positi

soavemente in seno.

Giá del nipote Ascanio
finse cosi l’aspetto,
e non temuto incendio
40versò d’Elisa in petto.

Ed oh pietosa grandine!
oh solitario speco !
in te... Ma dove guidami,
ahi lasso! un desir cieco?

45Da cure oppresso ed esule

vivo in terren lontano,
regna un poter contrario,
che quel d’Amor fa vano.

Tu scrivi intanto, e all’animo
50la speme sua mantieni.

Oh i cupid’ occhi trovino
scritto una volta: — Vieni ! —

Impetuoso Eridano
stendi la torbid’onda,
55e minacciando vietami,

se sai, l’opposta sponda.

Fanciulla accesa i talami
offria dal tracio lido,
e al sordo mar fidavasi
60il notator d’Abido.