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XXV. La felicitá, p. 296, vv. 43-44: «l’amato giovin d’Ateste»: il marchese di Scandiano, figlio naturale di Ercole III duca di Modena.
XXVII. La posteritá, p. 303, v. 75: «Io dell’unico Testi». Il Testi ebbe supremi carichi nella Repubblica cisalpina. Altre copie di questa ode portano invece: «Io del candido Aminta il nome amato», sotto il qual nome era adombrato il marchese Giuseppe Rangoni.
XXIX. Bice e Leandro. Una noticina, pare dell’autore medesimo, avverte: «Il fondo di questa novella si asserisce per vero; non però accaduto lungo la Scrivia, ma sul Reno, nella ritirata di Moreau».
Subito dopo la morte del C. un G. B. Dall’olio pubblicò certi Pensieri sopra la vita letteraria e civile di L. C, una diatriba violenta, anche se non sempre ingiusta, inopportuna. Si veda ancora: Pedroni, Cenni storici e letterari sulla vita e sulle opere di L. C.y in cima al i voi. delle sue edd. delle Opere; L. Gagnoli, Notizie biogr. e lett. degli scrittori dello Stato estense, i (Reggio, Torrigiani, 1835); F. Ambrosoli, Vita del C. nel Dizionario del TiPALDo; SoLERio F., Studio critico su L. C. e le sue opere (Firenze, 1902).
V
Si aggiungono qui, quasi come appendice, saggi di poeti di minore importanza, che ebbero ai loro giorni grande fama: dal Minzoni (intorno al cui primo sonetto di questa scelta, v. l’articolo del Foscolo, Opere, x, 361-69) derivò il Monti giovine: gli altri si trovano nella maggior parte delle vecchie antologie e non è parso che potessero mancare in questa raccolta.
PELLEGRINO SALANDRI
(Reggio Emilia, 1723-71).
Non son riuscito a vedere la prima ed. dei Sonetti a Maria Vergine (una corona di tanti sonetti quante son le litanie), stampati a Milano con lo stemma dei Trasformati.
A Reggio nel 1787 usciron le Rime sacre del conte A. Paradisi e dell’ab. P. Salandri.
Per questa scelta io mi son valso della Raccolta di poesie liriche scritte nel sec. XVIII (Milano, Classici ital., 1822).