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IX
ALL’AMICA LONTANA.
Cosi per lidi inospiti,
scherno alle dèe funeste,
alto chiedea d’Ermione
il disperato Oreste.
5Te chiamo, e i boschi rendono
mesti la nuda voce:
lenti i miei giorni passano,
vola il pensier veloce.
Tutto peri: memoria
10d’esca al desio soccorre:
ed io potei colpevole
l’addio funesto imporre?
Vidi il dolor, che pallido
a te sul volto uscia;
15alle nascenti lagrime
chiudea rossor la via.
Oh de’ corrotti secoli
tardi esecrato errore!
tutte le leggi parano
20che non impose Amore.
Ah! che diss’io? la gloria
serba d’intatta fama:
tu’! dèi: di te sollecita,
risplendi a un tempo ed ama.
25Ama: e l’arcano adombrisi
d’impenetrabil velo.
Cosi pudiche apparvero
Giuno e Minerva in cielo.