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aveva detto da prima:

Fa’ che l’audace critico protervo infame voli per l’etá future, qual nei carmi di Fiacco e di Marone suona il putido Mevio e il vil Pantilio.

Cosi dopo il verso:

Va vincitor co’ sommi dèi confuso

eranvi altri sedici versi, che non furono inseriti nelle suddette edizioni, e questo per moderazione d’animo e per riverenza verso l’autore di quelle lettere pseudo-virgiliane».

10non sono riuscito a trovar quei i6 vv., ma in veritá mi pare mediocre perdita: tanta vana retorica s’ è scatenata poi per un secolo contro quel povero libro, che nessuno ha giudicato ancora per quel che era, cioè un episodio della lotta che ferveva in mezza Europa fra gli «antichi e i moderni». Col Bettinelli il Paradisi fu poi in lunga e rispettosa corrispondenza, come quasi tutti gli scrittori del secolo.

11Paradisi medesimo intanto aveva annotato:

Quando la presente apologia del Dante, senza saputa dell’autore, usci a luce, inserita in un pubblico giornale letterario, rimanevasi sconosciuto lo scrittore di quelle lettere pseudo-virgiliane, che hanno levato di poi tanto rumore per l’Italia. Ma seppesi poco dopo che erano opera di uno dei piú leggiadri poeti che vivano oggidí : del che molti non osavano persuadersi, non sapendo come avvenir potesse che cosi valente artefice di poesia tanto obliquamente giudicasse dei capi d’opera dell’arte. Io per me sono presso che certo che quel libero censore dell’ italiano Parnaso non per altro a ciò fare s’indusse che per vaghezza di bizzarria e di novitá. Ninna trista conseguenza poteva fra noi derivare da cosi fatti pensamenti ; ma l’ invidia, non mai indolente ove si tratti di dar mala voce all’ Italia, non ha lasciato di coglierne a disfavor nostro l’opportuno veleno: del che ponno far fede i fogli periodici del Fréron e i Giornali di Trévoux.

Del molto che egli scrisse di storia, di economia e di critica letteraria mi pare ozioso dar qui un compiuto catalogo: le cose che parvero migliori furon raccolte nelle edizz. delle Poesie e prose scelte del conte A. P., in due voli., Reggio, Fiaccadori, 1827, e Milano, Soc. tip. dei classici ital., mdcccxxx, sulle quali questa scelta è stata condotta, ampliando alquanto quella del Carducci in Lirici del sec. XVIII, pp. 35-89.