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Di questa scelta dei poeti minori del Settecento io non saprei come ottenere il perdono degli eruditissimi, i quali, non pure dei grandi, ma d’ogni scrittorello vorrebbero raccolte le Opere complete non solo, ma le lettere e gli atti dello stato civile, e i documenti autentici della carriera officiale e altri piú minuti particolari, il tutto (s’intende, in nome della critica severa) fiorito di errori tipografici autentici e di fantastiche ortografie.

Ma neppure quaranta volumi di queste poesie, cosi ristampate, e nemmeno le biografie delle dame o delle «ancelle», cui il Savioli o il Cerretti indirizzarono le loro canzonette, basterebbero a fare che uno «specialista» potesse dispensarsi dal rivedere a una a una le edizioni originali e le Raccolte e gli epistolari del tempo, editi e inediti. Questo gli eruditi dovrebbero intendere di certo, e intendere anche come fra gli studiosi ci sono i non specialisti; e sian pure meritevoli dell’ignominioso qualificativo di «dilettanti».

In prefazione ai Lirici del secolo XVIII il Carducci, oltre quarant’anni addietro, scriveva: «Certi nomi di questo volumetto e di quel degli Erotici dubito non paiano a piú d’uno morticini dissepolti; ma so che N. Tommaseo a un italiano il quale voleva nel Belgio dar raccolte le migliori cose degl’italiani moderni, quanto alle liriche, suggeriva che, fatta larga parte all’Alfieri al Metastasio al Pindemonte al Monti al Parini al Manzoni, scegliesse poi dal Bondi dal Cassiani dal Cerretti dal Cotta dal Crudeli dal Fantoni dal Frugoni dal Minzoni dal Mazza dal Savioli dal Vittorelli... Ciò feci; e se qualcuno altro accolsi e accoglierò per meglio rappresentare la varietá e le sfumature, le caricature anche della famiglia poetica del secolo andato, mi giova ricordare ch’io non propongo esempi di stile, si documenti della vita morale e intellettuale degli italiani in un dato tempo nell’arte».