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IV
Correndo voce che il Turco movea guerra contro i cristiani,
E specialmente contro la Sicilia.
Io veggio il siciliano antro vetusto,
la scabra incude e il seminudo Bronte;
io sento i colpi del martel robusto,
a cui risponde la caverna e il monte.
Giú per le rughe della occhiuta fronte
gli gocciola il sudor sul muso adusto,
e negro piú che il flutto d’Acheronte
gli bagna il collo ed il peloso busto.
— Bronte, t’affretta a preparare i dardi,
che l’ottomano Encelado alla pugna
sfida il ciel con la voce e con gli sguardi.
Cada, e nel sangue suo l’empio s’attufíí,
mordasi invan le abbrustolate pugna,
e sotto un Etna immortalmente sbuffi.
V
PER LE NOZZE DI GIUSEPPE SECONDO CON ISABELLA DI PARMA.
Dalle gelate formidabil Orse
un rugghio minaccevole sen venne:
tremar le torri e s’incurvar le antenne,
quando la terra e l’oceano ei corse.
Ma poi che la tedesca aquila sorse,
ed il gran fiordaliso la sostenne,
le prorompenti lagrime rattenne
il mondo, ch’era di suo stato in forse.
Ed or esulta, or che nell’ugna torta
prend’essa un ramo degli amati gigli,
e sul Danubio ad innestarlo il porta:
che vedrá poi di Gallia e d’Austria i figli
ferir la gemina Orsa, infin che morta
o scema resti degli orrendi artigli.