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XXIX

BICE E LEANDRO

ALL’AMICO DON CARLO BENTIVOGLIO

Ebbe da te principio, abbia in te fine,
Carlo, il mio canto. Se gradito il suono
n’ode l’enotrio ciel, s’anco sul crine
mi verdeggia l’allòr, tutto è tuo dono.
Pendean del morir mio l’ore vicine,
e orribil mi fremea sul capo il tuono:
tu ritorcesti i fulmini, né carca
andò dell’ombra mia la stigía barca.

2

Come tutto cangiò! Rideano allora
care ai placidi cor stagion di pace;
e le sole tue guerre eran talora
i rimbrotti di giovine procace.
Or dai regni dell’Orse e dell’Aurora
il Turco venne e l’Aleman rapace;
e, apportator d’insolito spavento,
pasce l’italo fien tartaro armento.