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XVII - PER LA STATUA A FRANCESCO TERZO d’eSTE 273
25Molti prima d’Atride
furono i forti, né Stenèlo o Aiace
primo in Grecia vibrar l’asta si vide;
ma col lor nome giace
sepolto ancor de le lor gesta il suono:
30plebe, senza cantor, gli eroi pur sono.
Non io su le mie carte
certo il tuo nome soffrirò negletto :
o se lá sul Tibisco, italo Marte,
splendi in temuto aspetto;
35o se, vinto l’orror d’infido calle,
t’ebbe l’arduo Appennin novo Anniballe.
Infra i bellici sdegni
dolce è a intrepido cor mieter gli allori:
ma placar l’ire e render pace ai regni,
40e raffrenar gli ardori
d’alma inquieta e a le vittorie avvezza,
sol può chi il ben quanto la gloria apprezza.
Son di pace le cure
amor del saggio, e sol di pace in seno
45maturano le sorti alte venture;
e bella può, non meno
che fra i rischi di Marte e l’ire crude,
cinta d’ulivo, sfavillar virtude.
Certo, sul tuo destino
50veglia e nel cor t’infonde i gran pensieri
l’esule dal Tarpeo genio latino.
Egli roman sentieri
spianò su l’alpi: ei di sua man dischiuse
alberghi a la pietá, templi a le muse.
Poeti minori del Settecento - 11. 18