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25Cieli! in qual cor mai nutresi
desio d’onor pudico?
Empia, te assai protessero
l’ombre e il silenzio amico.
I sacri patti e i vincoli
30per te d’Amor son rotti.
L’onte per me si svelino
di tue nefande notti.
Sotto modesta imagine,
perfida, invan t’ascondi:
35chiari i tuoi fatti apparvero :
niega, se il puoi; rispondi.
Tu il sai: fremente, al torbido
tuo sguardo, al crin vagante,
ed a le note livide
40sul pallido sembiante,
sclamai piú volte: — Ahi misero!
sei rea: tradito io sono. —
Che non potevi? Io chiesiti
de’ faUi tuoi perdono.
45Spesso te inferma e languida
disse l’esperta lena,
e me giurò colpevole
di tua sofferta pena.
Venni, e su l’orme doppie
50de’ tepidi origlieri
vidi che inferma e languida
al mio rivai non eri.
Felice chi può tessere
frode a se stesso, e a cui
55ingiuriata giovane
— Erri — può dir: — non fui ! —