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IV
LA SEPARAZIONE.

Da condannata a orribile
squallor stanza segreta
ti scrivo, o mia Lieo ride,
giacché il destin mi vieta
5d’esser a canto a te.

Abbi, fra il duol che t’agita
ingiustamente il seno,
questo conforto almeno,
pegno della mia fé.

10Cosi a lo sguardo attonito,

col meditar frequente,
la tua diletta imagine
sembrami aver presente,
come nel cor mi sta.

15E qual fu giá nell’ultimo

di nostre gioie istante,
tal mi sfavilla innante
la tua gentil beltá.

Teco giá son. Raccogliemi
20la fida ancella e pronta:

copron le amiche tenebre
ciò che mi doni, ad onta
d’un importuno onor.

Giá un soffio d’aura instabile
25è quel che «onor» si chiama,

ludibrio de la fama,
d’imbelli alme terror.