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Amai. Nov’alma infusemi
certo nel petto un nume;
sprezzai rischi ed insidie:
gonfio frapposto fiume

65a incerto nuoto accolsemi

ne* gorghi suoi talor.

Noti or mi son di Venere
furtiva i modi e gH usi :
fúr da me spesso i vigili

70latranti can delusi,

quando mia scorta ai talami
eran Silenzio e Amor.

Nulla tem’io. Paventano
te i dubbi miei soltanto.

75Vedi? I miei crin giá stillano,

Borea mi fischia a canto,
umida di mie lagrime
l’infausta soglia è giá.
A le cittá, cui cingono

80ostili ire rubelle,

giovan le porte: inutili
son per fanciulla imbelle.
L’ore notturne arridono:
aprimi per pietá.

85Forse i miei lai ti offendono?

torbido forse e bieco
vengh’io fra torme belliche?
Solo sarei, se meco
non fosse Amor, che indomito

90tregua al mio duol non dá.

Qual te i nemici avrebbero,
se tal sei con l’amante?
Poco chied’io: non veggami
Lidia che un breve istante.

95L’ore notturne arridono:

aprimi per pietá.