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Lenta varcando ognor di lume in lume
90ragion, cui virtú segue ed accompagna,

né di tutto saper essa presume,
né con stupor tutto ignorar si lagna.

Accesa a lei del ver la face brilla,
fulgida come lampa in negra notte,
95limpida come l’onda che zampilla

fra sasso e sasso da l’alpine grotte.

Su l’arche gravi d’or Cremete esulti,
ceni Apicio le cene oltre l’aurora,
Criton superbo a ignobil plebe insulti
100e coi numi del suol faccia dimora:

io te. Minerva, seguo: ne’ miei voti
io te desio mia speme unica e sola;
sacri a te fien miei giorni, al volgo ignoti,
ignoti a lei che su la ruota vola.